Al suo comando

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È entusiasta dell'insegnante e le sue punizioni lo lasciano supplicare di più!…

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Il suo studente diciottenne giace incline sulla sua scrivania, nudo, ogni muscolo flesso, ogni tendine insegnate. La sua pelle candida, brilla di sudore. Tira contro la corda morbida che lega i suoi polsi a una gamba del mobile. Ora è intrappolato, al suo comando.

Sta in piedi accanto alla scrivania facendo scattare in posizione i suoi guanti di lattice nero. "È ora di diventare duro per me amante!" lei sorride. Le sue parole lo rendono duro. Striscia sulla scrivania sopra di lui.

Lei gli preme il corpo; le sue curve. Lei preme il suo pesante seno rotondo sul suo petto. Si lecca le labbra rosso ciliegia, tenendole vicine alle sue, così lui può immaginare il suo bacio e inspirare il suo dolce respiro.

Il suo cazzo si gonfia mentre lo prende all'incirca nel pugno e lo tiene in posizione verticale. Lei gli tira indietro il prepuzio e preme il suo pesante seno rotondo in modo che rimanga impigliato nella sua scollatura per un momento; poi si ritira. Geme mentre il suo cazzo si allunga tra le sue dita.

Si scosta i capelli scuri dal viso e si lecca le labbra lentamente. Muove la mano su e giù e lui getta la testa indietro. Geme.

Si morde il labbro. "È un vero amante," sibila, "sdraiati e prendilo. Non puoi fermarmi adesso!" La sua mano si alza e cade lavorando come un pistone, pompando la sua asta rigida nella presa della sua mano, su e giù, su e giù, ancora e ancora, più forte, più forte e più veloce fino a quando non sta grugnendo e tirando contro i suoi legami. Ora è il suo studente.

Imparare appieno la sua lezione. Con la sua mano libera coppa le sue palle. Sono pesanti di sperma, pronti a scaricare, se lei lo desidera. Lei stringe forte e lui lotta.

"Oh cazzo basta!" sibila a denti stretti girando la testa da un lato. Lei lo pompa duramente, sollevando il pugno in modo che la sua testa di cazzo gonfio si inghiottisca nella tenuta del suo palmo in lattice, e poi spinge di nuovo verso il basso. Lavora sempre più velocemente, ignorando i suoi piagnucolanti e deboli motivi. Lei lo afferra.

"Oh cazzo basta!" digrigna i denti e ringhia. "Non è giusto! Verrò dappertutto!" "Sì, lo sei," sorride mentre batte il suo cazzo nel suo pugno stretto, sentendo l'albero diventare rigido e pulsare forte. "Stai per venire. Solo per me." "Ahh!" piange e il suo corpo si flette. Le sue palle si stringono contro il suo corpo e alza le natiche dalla scrivania inarcando la schiena.

"Vieni per insegnante!" lei si trascina, chinandosi e muovendo la testa del suo cazzo con il calore e l'umidità della sua lingua. Lei si appoggia indietro mentre rabbrividisce e inizia a scattare. Borbotta: "Oh Dio, oh Dio, oh Dio!" mentre munge la sborra da lui con un movimento del polso. La densa sostanza appiccicosa bianca si inarca nell'aria, cadendo sulla pancia e sulle cosce e attraverso i suoi brillanti guanti di lattice nero. Dovrebbe costringerlo a leccarlo.

Ma per ora è troppo. Quando il suo cazzo è molle nel pugno, lei lo libera e lo colpisce con forza sul viso con le dita bagnate. Si toglie i guanti di lattice dalle mani e li lancia sul pavimento accanto alla scrivania e si gira con un ondeggiamento dei fianchi e uno scintillio malvagio negli occhi. "Non fare mai più tardi per la mia lezione!" lei avverte..

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