Ho sussurrato un ultimo messaggio, uno che non ha bisogno di essere cercato all'interno di codici o camerato come un proiettile, le cose finali che dirò mai e solo a te. La tua bellezza non conosceva alcuna misura, non l'ho esaminata con i numeri o quantificata con dialetti scambiati, ma sono stata misurata, punteggiata. Mi hai fatto sentire a lume di candela, tremolante e naturalmente caldo, ma esiste come un bagliore temporaneo, un ricordo radioso per evocare e sobbollire nella tua oscurità. La fiamma che ti è stata sagomata, a volte a forma di proiettile, a volte a forma di bacio, le labbra increspate vicino al tuo cuore, dove conoscevo porte che raramente si aprivano.
Preferiresti esaminare ciò che non potrei essere o quali errori la tua chiaroveggenza ha intravisto, ho visto il battito nel tuo strano cuore, aggrappato alle sue misteriose frequenze, le vaste camere dentro mi terrorizzavano molto più delle tue fredde tempeste calcolate. È diverso per te, bello quanto te, tanto ossessionato quanto te, ho sempre dovuto scavare su quella che ora è una pietra insanguinata. Ho amato il modo in cui ti saresti spiegato, separandomi come se fossi il benvenuto per sempre, inevitabilmente rimodellando me stesso per risolvere enigmi, ma i paradossi non hanno una vera forma.
Ho sussurrato un ultimo messaggio, uno che non ha bisogno di essere dissotterrato o decodificato con cura come glifi intricati, le ultime cose che dirò mai a te. La tua bellezza non conosceva alcuna misura, era una singolarità preziosa, una nebbia fragrante non identificata che diventava un ricordo agrodolce proprio sotto la pelle e dove disegnavi linee che avevo già attraversato. Mi hai fatto sentire un vino raro, razionato con un sorso di sorso, un dolce souvenir da invadere per nuotare attraverso la tua oscurità. Il sapore che ti è stato profilato, a prescindere dalla tua forma vaga, a volte somigliante a un proiettile, a volte somigliante a un bacio che sapevo che sembrava accogliermi per sempre.