Tanto più vive in me di quanto tu possa mai sapere, anche se una volta mi si avvicinava così tanto, sussurrando che so solo come guardare all'esterno delle cose. Ma quando siamo qui come pelle a riposo aggrovigliata, sembra che tu sia sempre fuori portata. Le mie dita sfiorano ogni centimetro di pelle e sanno che queste curve e valli non appartengono a un estraneo. Forse è quello che ferisce di più, che ti volti in un cielo scuro quando i nostri occhi si incontrano.
Vedrò scorci di qualcuno molto più lì, stelle luminose incorniciate da nuvole scure e fluttuanti che ho cercato di trovare. Potrei passare per sempre a contare ogni bagliore quando non ho parole per scarabocchiare o dire. Mi rendo conto che calcolare e formare i suoni potrebbe non essere d'aiuto, basta avere il calore silenzioso che i contorni dei nostri corpi hanno imparato insieme, sagome che sanno come confortarsi e guarire al contatto. Ma in te ci sono dei volti che forse non saprò mai.
Ho visto lampi di loro che si confondevano nei tuoi occhi, la memoria si schiantava su rocce frastagliate. Ho visto queste collisioni impetuose quando le nostre labbra si separano, quando quei fiumi scuri spargono i pezzi di te che continuo a cercare di raggiungere. Sei molto più fragile di quanto nessuno possa mai sapere.
Lo faccio perché so guardare fuori dai nostri fuochi dove si sigillano i frammenti, dove tutto è un'ombra logora che la lente dell'occhio tira dentro, le forme e la luce scheggiata che scorre, si piega e si dispiega. I miei polpastrelli avrebbero attraversato ogni valle di fiamme e fumo vorticoso, sapendo di appartenere a te. Forse è quello che ferisce di più, che il bruciore non mi distruggerà mai, solo mi avvicini perché credo che al di là di questo ci sia molto di più.