Piano di cottura silenzioso

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Sotto il mio scialle, le vecchie ossa di me, il pendolo del mio ciondolo che mescola il mio tè mentre il crepuscolo diventa quasi avvolto, negli scribi proto, ciao e ciao. Con un sorriso sghignazzante, il poeta Osage, sulla cresta del fiume Styx, mentre la marea nel calamaio si gonfia, poeticamente tra Martirio e Inferno. Ora con la maledizione dello stallone spezzato, il mio pene giaceva avvizzito sulle mie cosce, gocciolante non, ma un fantasma di una goccia, su un'ombra sublime nella mia mente. Nato da un peccato, tra lussuria e corteggiamento, un clitoride in una sella fende il mio vomito, con un trambusto e un trambusto, mentre solleva il mio piano cottura in sordina. Con la festuca e l'erba intorno al mio culo, faccio un leggero grido di vasta portata… il pendolo del mio ciondolo che mescola il mio tè, mentre il crepuscolo diventa quasi avvolto.

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