Direi che anche solo un secondo nei tuoi occhi sarebbe sufficiente, un momento in più del modo in cui il tuo sguardo incontra e ancora il mio come luce contenuta nelle camere di un prisma. Ma nessuno di noi crederebbe che una frazione sarebbe mai sufficiente, accentuerebbe solo l'assenza, ci farebbe trattare i cuori come moneta. E a volte puoi volere molto più di quanto io sia in grado di darti, a volte ti allontanerai da me, percependomi come un tipo di tempesta nella tua prossimità. Ciclico dal giorno in cui ci siamo incontrati, hai sempre saputo dove mi fa male di più mi ricordo l'ultima cosa che ho scritto solo per te, come avrei dovuto dire molto di più, anche se hai detto che le parole erano più che sufficienti, che io era più che sufficiente. Avrei dovuto dirti cosa mancava, che lo spazio in ogni riga era un parallelo intenzionale, un posto in cui puoi trovarmi in quello che non è mai stato confessato e in tutti i posti che fanno ancora male.
Tutte le cose su di te che conosco e che ancora desidero scoprire possono esserci state anche lì, respirando silenziosamente ed esistendo per essere lentamente scoperte. Poiché nessuno di noi crede che una frazione possa mai bastare, non farebbe che accentuare le mezze misure, esaminerebbe i nostri momenti come moneta. E a volte mi perderò e vorrò molto di più da te, ti segnerei come pelle inchiostrata per scrivere la nostra storia sul tuo corpo, il tiro ciclico che va oltre la fissazione.
Non riesco a trovare il nome di un posto del genere, dove sento che mi fa più male, dove mi hai sempre conosciuto meglio. Ricordo la lista che ho fatto una volta e poi rinchiusa in un cassetto, una lista che riporta in dettaglio le cose che dovrei e non avrei dovuto fare, ma sono solo distinguibili per i tuoi occhi, quelle che mi hanno bloccato come la luce contenuta nella camera di un prisma. Come non l'ho mai detto quando ho tracciato lungo le linee dei tuoi palmi erano come un lungo corsivo dimenticato, una storia solitaria che già conosco troppo bene.
Come mi sono disfatto accanto alle dolci nullità che hai sussurrato dopo aver messo a tacere le mie labbra socchiuse con un polpastrello solitario, come un silenzio così improvviso potrebbe forare tutte le parole che avrei potuto formare. Come eri in realtà colei che mi cullava per molto tempo dopo che eravamo scoperti, trascorsi e avvolti come una treccia, il ritmo del mio cuore ancora incessante, il tuo colpetto lenitivo contro il mio orecchio. Dicendo di ascoltare più da vicino e saprò tutto del posto in cui non riesco a trovare un nome, dicendomi dove ami, dove ferisci di più. Dove eravamo più che sufficienti..
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