Conosci fin troppo bene la mia golosa fame, la sete vorace che desidera essere saziata. Ti alzi abbastanza vicino da stuzzicare appena oltre la mia lingua, l'umidità filtra attraverso uno strato sottile, riempiendo i miei polmoni con l'inconfondibile profumo crudo della tua più profonda voglia. Dicendomi di aspettarti, per la prima goccia di miele.
Finalmente scendi per farmi assaporare attraverso una lucentezza setosa, farti sentire ogni gemito riverberare contro le labbra gonfie. Perdiamo la pazienza abbastanza presto. Sapendo che il nettare contiene un significato al di là del suo indelebile sapore misterioso, l'allagamento del canale, l'indurimento delle colonne, gli strumenti hanno scanalato e strimpellato nel coro esasperante dell'oblio. Lo strato sottile tirato da parte, ti pulisco con una leccata veloce, dal bocciolo di rosa alla fessura luccicante prima di allungarti dall'interno.
L'improvvisa e potente intrusione evoca un fiume bruciante sulla mia lingua avida. Una fame ti chiama anche in te, la bocca chiusa intorno a un fitto dolore, le gambe tremanti mentre il mio nome geme attraverso gag profonde. Conosci bene la mia golosa fame, la sete che il tuo miele disseta. Divori più il viaggio che faccio, memorizzando ogni turbinio che si innesca in onde d'urto impotenti attraverso le pareti interne, ogni tremore che ti increspa senza pietà attraverso pura estasi. Perdiamo la pazienza abbastanza presto.
Conoscere ogni nostra flessione e movimento nasce da un desiderio più profondo che questi corpi servono come strumenti complessi, l'iride che si allarga, le sfere che diventano vulcaniche. Dicendomi di non aspettare più, di bere avidamente il miele riscaldato, di esplodere mentre tu cogli e scoppi, mentre l'improvviso fiume mi bagna la lingua. Conosci fin troppo bene la mia golosa fame.