Stringimi prima di soccombere a questa corsa, a questa elettricità dove la pressione si accelera sempre con l'impasto e l'attrito senza respiro, ferma il tuo battito d'impulso con il mio, rallenta questa danza spericolata e ascolta attentamente. Le voci sconvolgeranno per parlare da ogni parte, dalle nostre curve, piani e pori, chiedendoti se ti ho ancora scoperto, se mi ficcherò nei tuoi fiumi che scorrono, che sento ma non vedo ancora, se ti dirò cosa Non potevo prima. Non posso chiamarti mitico, il tessuto di una musa può essere facilmente strappato e annodato in un estraneo del suo io precedente.
Devo avere carne e ossa, il prendere tangibile che non consuma da lontano, ma così vicino che il tuo tocco è sia fuoco che vapore, bruciando la mia atmosfera prima che possa persino supplicarti. Voglio che le tue mani scivolino con puro scopo fluido, per ricordarmi perché anche un accenno della tua presenza suscita il desiderio di essere rinfoderato dentro di te. È il segno più antico da fare, l'unica vera resa, il legame più profondo che possiamo conoscere. Stringimi prima di soccombere a questa corsa, alle galassie che turbinano nei tuoi occhi, una volta così distanti e immobili, pronti a dispiegarsi nelle supernove, a rallentare questa orbita e ascoltare attentamente. Perché l'oscurità tra di noi è fragile, ricca di miele e suono quasi sospeso, la pelle bagnata da una luce ambra tremolante a lume di candela, in attesa di esplodere attraverso cieli solitari, gocciolanti orizzonti e giardini.
Il tuo corpo mi sta chiamando, cellule che impartiscono tutti i desideri segreti, dal mormorio più morbido alla frenesia più inarrestabile, ad ogni pausa tra quelle increspature attraverso l'aria per chiedermi di dirti quello che non avrei mai potuto fare prima. Rispondo che non sei una musa, ma qualcosa di molto più di un luccichio da fissare da lontano. Si consuma fino a quando un nucleo si chiude, un'antica cerimonia sigillata per contenere le nostre esplosioni. Rispondere a tutto ciò che non ti ho mai chiesto prima.
Trattenimi mentre scendiamo in noi stessi in seguito, sii la gravità che mi riconduce alle membra ammorbidite, scavata in una cavità che ci chiama, ascolta attentamente e ti racconterò l'intera storia, che si intricherà nei tuoi capitoli incompiuti. Perché non sono mai stato così inebriato da una tale improvvisa familiarità, intimo e quasi immobile, come le braci nel cuore più buio, le scintille tra le tempeste. Per tutta la bellezza che tali esplosioni illuminano in te, per quanto ci intrecciano insieme, non sono destinati a durare. Ma anche le ombre lasciate nella nostra scia sono ancora tinte di luce, incorniciate da bagliori che nessun altro può disfare, nessuno può reclamare il traliccio che sospende questi dolci frutti.
L'oscurità tra di noi è fragile, bella come i legami di untether e nuotare giù in questa atmosfera di raffreddamento, come mi chiamate e prometto di ascoltare attentamente quando ti dico tutto ciò che non avrei mai potuto dire prima..
L'evoluzione ci ha preparato male…
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