Voglio solo che il freddo dell'inverno avvolga ogni mio passo, stasera è lo specchio di quando tu e io ci siamo incontrati per la prima volta. Le stelle che ricoprono l'infinito di cui sopra, ogni punto luminoso illumina la strada per trovarti di nuovo, alcuni ancora attraversano le luci, alcune sono semplicemente la torcia di un fantasma che ci raggiunge molto dopo un ultimo bagliore. La tua casa sembrava la stessa di prima, finestre minuscole e le tue figurine di vetro preferite disposte con cura sugli scaffali, foto incorniciate del passato di cui non hai mai voluto parlare e non ho mai perforato la superficie di un soggetto tanto delicato.
La valle era già troppo silenziosa, il vento si fermò al più imperscrutabile sussurro, proprio come la prima notte che incontrammo quando eri attaccato a qualunque bagliore ti acciuffasse di uno splendore incomparabile. Voglio solo che il freddo dell'inverno rimanga avvolto intorno a me finché non mi vedo riflesso nei tuoi occhi familiari. Finché il tuo caldo abbraccio non mi copre mentre mi conduci nella tua stanza, superato dallo stesso bisogno che è sempre stato la mia bussola. Ricordo l'ultima volta che sono stato qui.
Inghiottito dall'oscurità, più vicino di quanto non sia mai stato a nessuno prima o dopo, un telefono che si illumina improvvisamente sul tuo vecchio comodino, accanto ai nostri bicchieri di vino vuoti. Non ho mai saputo chi fosse, forse volevi che me lo chiedessi, ma temevo ugualmente un'indagine tanto intima quella notte. Ho mantenuto una promessa fatta solo a me stesso, a non lasciare mai che i miei dolori oi miei segreti ti turbassero ancora prima che le nostre dita prendessero vita, disfacendo bottoni, fermagli e chiusure lampo, la frenetica scomparsa reciproca. È solo semplice tra noi quando lasciamo andare qui, quando le mani tracciano i percorsi invisibili quando siamo separati. Ti voglio solo come prima e quella scintilla risuona ancora in qualcosa che non possiamo nominare ma che porta curiose punte delle dita verso.
La casa era troppo silenziosa, il nostro desiderio era radicato nel silenzio prima di un inevitabile contatto, dentro il tuo incomparabile splendore nudo. Uno scoppio di caldo nettare si alza quando ti apri come nessun altro, quando ti inondi con la memoria del paradiso che ancora mi sta raggiungendo e mi porta ad apici ben oltre ciò che l'impulso e la premeditazione possono creare. Qualcosa come una lingua perduta si riversa da te solo loro, posso risalire dalla tua lingua, giù per il collo delicato, le seconde cime sensibili che portano ai tuoi capezzoli, fino alle pareti che si stringono mi hai sussurrato di perforare.
La tua cornice tremò nella sua stessa tempesta, divenni un semplice passeggero, un testimone che ti lasciò andare, una voce intrisa di nient'altro che imperscrutabili sussurri, che mi parlava con gemiti e unghie che rompevano la pelle. Ho sempre mantenuto la stessa promessa che una volta ti ho fatto anni fa, uno per non lasciarti mai andare, lo tengo ora senza parole, con il tuo corpo avvolto nel mio. Ricordo l'ultima volta che sono stato qui, questo momento è uno specchio per quella notte.
Inghiottito dal bagliore del sole, ritirandosi da dove mi trovavo più a fondo dentro qualcuno prima o dopo, la tua pelle ancora illuminata da uno splendore che nessun altro è stato in grado di capire. Non ho mai chiesto i miei segreti e i miei dolori per diventare il tuo, volevo solo che l'inverno venisse, così ricorderesti chi ero la prima volta che ci siamo incontrati e i pezzi di te che ho sempre portato con me. È semplice una volta che siamo stati annullati, una volta che le nostre mani si toccano come se tracciassimo disegni belli e perfetti disegnati con cura quando siamo separati. Voglio solo che vediamo le stelle che coprono l'infinito di cui sopra, ricorda cosa ci ha portato prima, quali segni lasciamo quando mi dici che devo andare. La valle era già troppo silenziosa, e tutto quello che riuscivi a sentire erano le parole che ti sussurrai all'orecchio.
Voglio solo te..
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