tuttavia insegue la gabbia della sua ombra un predatore in attesa di balzare ma una volta fu preda ai margini della realtà confondendo le linee che non riesce a ricordare da dove è venuta o dove è diretta si nutre dei peccati e degli incubi febbrili della fine dell'infanzia dimenticando, a volte che le sue sfacciate speranze sono bruciate nelle fiamme che ora consuma e hanno un sapore dolce come l'arsenico sulla sua lingua mentre le divora il sangue gocciolante dalle sue zanne e correndo lungo la sua pelle illuminata dalla luna per riempirsi i piedi prima di raddrizzare gli occhi socchiusi All'inizio di un ringhio nella sua voce, si lecca le labbra una volta due volte tre volte per cogliere dolcemente le ultime gocce dei suoi incubi, ora l'ultima goccia di una promessa che è stata fatta per farsi rompere il mento atterrando piano dove può e non ha nome ma i suoi incubi che le ruotano attorno come tanti sogni dimenticati incapaci di essere ricordati incapaci di essere dimenticati dorme di nuovo la sua eternità invisibile sulla faccia infinita del tempo.